Ernesto Mattiuzzi (1900 -1980)
Saggi critici
….. Artisti e critici (ma i primi più dei secondi) che non ammettono l’arte dipendere da chicchessia, né obbedire ai dettami della moda imposta dall’affarismo internazionale, ma intendono che sia libera nella sua espressione e liberi essi medesimi di professarla e giudicarla come viene sentita, sono tenuti lontani dà tutte le competizioni e guardati con diffidenza: restano isolati nell’ostilità che li circonda e l’opera dà essi perseguita nella creazione e nel giudizio dell’arte vien colpita dal disprezzo o soffocata nel silenzio. Essi dunque sono tagliati fuori completamente dalla vita dell’arte, dominata da una cricca di mercanti e critici (meno gli altri a cui si é fatto cenno) loro asserviti, e nella intenzione e nello scopo di questi, destinati a perire.
Autentici valori quindi restano per sempre oscurati e perduti all’arte che ne ignorerà l’esistenza; e ciò perché gli errori, e non soltanto gli errori, perdurando le cause che li hanno generati, si perpetueranno attraverso il tempo. Neppure il tempo, dunque, giudice sicuro, imparziale ed inesorabile sarà in grado, in questo caso di riparare alle ingiustizie e correggere gli errori commessi e delle vittime di questi e dell’opera loro non resterà che una scarsa documentazione, quando non se ne troverà addirittura alcuna traccia. Gran fatica per ciò durerà lo storico futuro a cercare tra le celebrità artificiali dominanti qualche genuina personalità formatasi naturalmente ed in sé stessa rivelante un effettivo ed alto valore artistico, celata e sacrificata in mezzo ad esse; gran fatica soprattutto per trovare gli elementi attestanti questo valore, ma, trovati che siano, là difficoltà poi non sarà minore per metterli giustamente in luce. Lo storico ed il critico futuri ne saranno impediti dagli eredi (finché ne esisteranno)di quella situazione di privilegio in cui si formarono le celebrità fittizie, delle quali essi vogliono mantenere più a lungo possibile il ricordo tra i contemporanei. Di conseguenza nulla da fare per là rivendicazione del diritto al riconoscimento dei valori misconosciuti o dimenticati od ignorati nel passato, fino a che l’eredità dell’ingiustizia non sia liquidata.
E’ triste doverlo constatare, dover constatare cioè che spesso neppure a notevole distanza dalla morte gli uomini di ingegno, in vita negletti, hanno il loro posto nella storia e sono infine avvolti dall’oblio nella sua notte, assolutamente ignorati come non fossero mai esistiti. E’ triste, ma e così.